Distorsioni cognitive: quando i nostri pensieri cadono in errore e ci fanno soffrire


Capita, a volte, di riuscire a rintracciare il ragionamento che sottostà alle nostre convinzioni mentre, in altre occasioni, risulta più difficile accedervi attraverso la consapevolezza. La nostra mente è perlopiù abitudinaria, ovvero riproduce pensieri automatici, consapevoli o inconsapevoli, simili tra loro, anche per situazioni differenti.

Secondo Aaron Beck, psichiatra, psicoterapeuta statunitense e padre fondatore della terapia cognitiva, nelle persone si creano i cosiddetti schemi cognitivi, ovvero strutture di significato stabili nel tempo che guidano ed orientano i processi di pensiero. Alcuni di questi schemi facilitano la nostra vita quotidiana e si rivelano utili al fine di perseguire i nostri obiettivi, mentre altri, possono rivelarsi disfunzionali e di ostacolo. Gli “errori” di pensiero che la nostra mente commette, spesso con scarsa consapevolezza, sono noti con il nome di distorsioni cognitive.

Un importante premessa riguarda il fatto che ognuno di noi cade spesso in queste trappole di pensiero. Esse hanno spesso origine nell’infanzia, anche per l’influenza del comportamento dei genitori e sono poi attivate da eventi e situazioni stressanti (Vicentini, 2013). Le distorsioni cognitive riguardano, in sostanza, modalità disfunzionali ed irrazionali di interpretare le situazioni e la realtà.

Per comprendere in che modo le distorsioni cognitive agiscano sulla nostra vita e possano causare sofferenza emotiva, abbiamo bisogno di fare cenno al concetto di pensiero automatico.

Il primo ad introdurre il concetto di pensiero automatico fu proprio Aaron Beck, che notò come determinati pensieri dei suoi pazienti fossero attivati in modo del tutto immediato e senza consapevolezza.

Tali pensieri sono definiti automatici perché, secondo Beck, si presentano alla coscienza, per l’appunto, in modo automatico, in forma quasi laconica, senza che vi sia un’esperienza di riflessione o critica da parte dell’individuo.

Non di rado, i pensieri automatici, possono avere, contenuti auto-svalutanti ed iper-critici come ad esempio:

sono scemo/a, non troverò mai lavoro, sono incapace, sbaglio sempre, sono una cattiva persona.

Un aspetto altrettanto cruciale riguarda il fatto che, i pensieri automatici, sono assunti, da chi li pensa, come sempre veri ed attendibili, senza che vi sia un processo di distanza critica da essi: l’individuo coglie, tramite questi pensieri, l’essenza del mondo che lo circonda, senza la consapevolezza che i pensieri che abitano la sua mente siano soggettivi e frutto della sua personale, pertanto fallibile, interpretazione.

Alcune convinzioni di base si dicono disfunzionali quando distorcono la realtà, provocano sofferenza e sono pervasive, cioè tendiamo ad utilizzarle indistintamente in ogni situazione o ambito di vita.

Secondo Beck e colleghi (1979), ad impedire la correzione delle credenze generate dagli schemi disfunzionali, vi sono le distorsioni cognitive ovvero degli errori procedurali sistematici adoperati nei processi di valutazione e giudizio.

Quali sono le distorsioni cognitive più comuni?

  • Astrazione selettiva (o filtro mentale): si presta attenzione ad un solo aspetto/dettaglio di una situazione. Gli aspetti piacevoli sono spesso ignorati a vantaggio di quelli spiacevoli. (es. il mio compagno/a è stato/a tutta la sera a parlare con quella persona, ignorandomi del tutto)
  • Pensiero dicotomico: Le situazioni e gli eventi sono interpretati in termini di categorie che si escludono a vicenda, senza gradi intermedi. Ad esempio, una situazione è un successo o un totale fallimento. Gli eventi sono valutati in forma estrema e netta (es. buono/cattivo, nero/bianco, on/off).
  • Inferenza arbitraria (saltare alle conclusioni): vengono tratte conclusioni da situazioni non supportate dai fatti, anche quando l’evidenza è in contrasto con la conclusione stabilita.
  • Ipergeneralizzazione: si giunge ad una conclusione generale, partendo da un evento particolare.
  • Ingigantire e minimizzare: si assume la tendenza ad amplificare gli aspetti negativi di una situazione, riducendo al minimo gli aspetti positivi.
  • Ragionamento emotivo: tendenza a dare per scontate le emozioni che si provano facendole equivalere a fatti (es. sono in ansia, quindi accadrà sicuramente qualcosa di brutto).
  • Personalizzazione: la persona attribuisce soltanto a sé stessa tutta la colpa degli eventi, partendo da una credenza di sé come colpevole e responsabile di ogni insuccesso o fallimento.
  • Catastrofizzazione: tendenza ad anticipare gli eventi, pensando che il peggio accadrà sicuramente.
  • Doverizzazione: tendenza ad auto-imporsi regole rigide e severe su come le cose dovrebbero andare.
  • Lettura del pensiero: consiste nell’attribuire ad altri, in assenza di prove oggettive, determinati giudizi, intenzioni o sentimenti. Questo errore cognitivo è frutto del bisogno di prevedere il comportamento altrui, ma è un atteggiamento a causa del quale, spesso, tendiamo a fondere la realtà con la nostra immaginazione.
  • Etichettare: ragionare su stereotipi applicando su sé stessi, gli altri o il mondo rigide etichette. E’ una strategia che permette all’individuo di ridurre la complessità della realtà, dando l’impressione di possedere maggiore controllo e capacità di previsione.

Quali di queste distorsioni cognitive tendi ad utilizzare?

Fammelo sapere in privato o nei commenti!

Uno degli scopi finali del percorso di psicoterapia, risiede nella ristrutturazione cognitiva, che permette di modificare il modo in cui si interpretano e valutano gli eventi e la realtà. Il terapeuta, infatti, incoraggia il paziente a modificare i pensieri automatici disfunzionali ed a liberarsi dalle distorsioni cognitive più dolorose ed impattanti, al fine di sostituirle con pensieri meno ingombranti e severi, più realistici e flessibili.

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